Ridurre l’indebolimento dovuto alla primavera con 7 accorgimenti

di vittorio
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Molto spesso il periodo di risveglio della vita, successivo alla rigidità invernale, comporta stanchezza, debolezza, irritabilità, cattivo umore, riduzione della capacità di concentrazione, spossatezza e piccoli malanni fisici che durante l’inverno si erano sopiti.


Il persistere di questi malesseri e la loro errata interpretazione non permettono di godere appieno questo periodo, che è una delle stagioni più belle e stupende da vivere, ma portano ad un deperimento psico fisico che può sfociare anche in depressione e in attacchi d’ansia.

La primavera comporta un allungamento delle giornate e quindi dei ritmi circadiani, allungamento ulteriormente accentuato dall’introduzione dell’ora legale.
Il termine ritmo circadiano è stato definito da Franz Halberg e significa “intorno al giorno”, spesso definito anche come orologio interno.
È un periodo di circa 24 ore che regola molti fenomeni come le fasi di sonno e veglia, il ritmo cardiaco, la pressione sanguigna, le risposte immunitarie, il ritmo di secrezione di alcune sostanze, il ritmo di variazione della temperatura corporea, ecc.
I ritmi circadiani sono determinati da fattori interni del nostro organismo ma dipendono anche da fattori esterni come la rotazione terrestre, il campo magnetico, l’esposizione alla luce solare, le abitudini sociali consolidate come l’ora di cena costante o l’ora di sveglia al mattino.

La maggiore attività fisica dovuta all’allungamento delle giornate richiede anche uno sforzo biologico maggiore rispetto al periodo di “letargo invernale”.
Se oltre a questo aggiungiamo le problematiche introdotte dalle influenze stagionali e dalle allergie per le persone con sistema immunitario più sensibile ne deriva che il cambio di stagione è un periodo che ci mette a dura prova.

Ecco dunque che in primavera si manifestano malesseri legati alla stanchezza, nervosismo e irritabilità e si acuiscono i malanni come i dolori dovuti a traumi fisici, a debilitazioni, ecc.
Gli organi maggiormente interessati dall’affaticamento e “ dallo stress “ introdotto dalla primavera sono il fegato e l’intestino

Il fegato è sottoposto ad un maggiore lavoro essendo esso la nostra centrale energetica.
Non solo deve trasformare il cibo e produrre energia per il nostro corpo ma deve anche filtrare e smaltire le tossine che si sono accumulate durante l’inverno.
Il nostro fegato deve produrre energia con maggiore sforzo e questa fatica si avverte in particolare dopo i pranzi e al risveglio del mattino.
Proprio in queste parti della giornata ci sentiremo più stanchi e affaticati.
La digestione risulta più difficile e lenta e il maggior lavoro del nostro fegato si fa sentire anche durante la notte, i nostri sonni saranno più leggeri e potremmo passare anche alcune notti insonni.
Se il nostro sistema di produzione dell’energia non è efficiente, nel periodo di passaggio da una stagione all’altra si evidenziano maggiormente i problemi con i quali siamo abituati a convivere e se ne possono presentare di nuovi.

I malanni più frequenti sono:

  • mal di testa,
  • dolori fisici e delle articolazioni,
  • stanchezza,
  • alitosi,
  • asma,
  • reazioni allergiche,
  • ulcera,
  • variazioni repentine dell’umore,
  • altri.

Molto spesso questi disturbi vengono affrontati in maniera errata o addirittura controproducente.
Ad esempio l’assunzione di medicine o di integratori alimentari o energetici contribuiscono ad aumentare il lavoro del nostro fegato per la loro assimilazione ed il loro smaltimento in un periodo in cui esso è già molto sovraccaricato.

Altro organo molto soggetto ad affaticamento da cambio di stagione è l’intestino crasso che deve controllare e bilanciare il carico batterico che nel periodo primaverile risulta essere maggiore e più reattivo.
Ne conseguono molti disturbi tipici come:

  • gonfiore intestinale,
  • mal di schiena,
  • cistiti,
  • infiammazioni intestinali,
  • altri.

Tutti questi disturbi contribuiscono ad aumentare il nostro stato di stress, quindi aumentano i fenomeni legati all’insonnia, alla stanchezza, al nervosismo.

Inoltre, la mal interpretazione e la “ non accettazione “ di questi disturbi può aumentare ulteriormente il nostro malessere o addirittura scatenare depressione o stati d’ansia difficilmente gestibili.
Per ridurre questi sintomi si possono adottare i seguenti 7 accorgimenti molto semplici:

  1. porre attenzione ai cibi che si mangiano in questo periodo e prediligere cibi semplici.
    Se necessario, integrare l’alimentazione con sali minerali e sostanze nutritive naturali, come la pappa reale, il ginseng ed altri simili.
  2. ridurre i ritmi alimentari, seguire un regime alimentare equilibrato e limitarsi ai 5 pasti principali.
    Non saltare mai i pasti, perché ciò ci indebolisce e rallenta la concentrazione, né abbuffarsi mai.
    È necessario rimettersi in forma dopo l’inverno in modo graduale ed evitare le diete radicali.
  3. bere almeno due litri di acqua al giorno.
    Una equilibrata idratazione aiuta l’organismo a eliminare le tossine accumulate durante l’inverno e a far fronte alla sudorazione dovuta agli sbalzi di temperatura.
  4. allontanare il più possibile la cena dal momento in cui ci si corica.
    L’allungamento delle giornate non deve allontanare i due pasti principali e soprattutto non deve spingere l’ora di cena eccessivamente vicino a quella del riposo notturno.
  5. eseguire esercizi che aumentino la tonicità e la elasticità del nostro intestino.
    Si possono eseguire semplici esercizi di dilatazione e contrazione del diaframma, oppure praticare dei massaggi nella zona anteriore e lombare.
  6. svolgere ogni giorno almeno 30 minuti di attività fisica leggera.
    Lo sport fa bene ma senza chiedere troppo al proprio corpo, soprattutto dopo un periodo di inattività invernale.
    È sufficiente una semplice passeggiata o un po’ di stretching per liberare la mente e scaricare la tensione.
  7. non sottovalutare la necessità di riposo e di sonno.
    L’allungamento delle giornate non deve essere dedicato solo a fare più attività e quindi non deve ridurre le ore di sonno.
    Il corpo necessita del giusto riposo, soprattutto dopo il periodo di debilitazione invernale.

Seguendo ed applicando questi semplici consigli si può migliorare l’efficacia del nostro fegato e del nostro intestino, aiutandoli a sostenere il maggior lavoro introdotto dal cambio di stagione, riducendone il lavoro notturno e quindi favorendo il sonno e la ripartenza al mattino.

Oltre ai consigli sopra indicati si possono anche seguire questi semplici consigli alimentari.
Il numero ideale di pasti è cinque: prima colazione, spuntino a metà mattino, pranzo, merenda pomeridiana, cena.
Il pranzo deve essere il pasto principale, e deve essere assunto tra le 12 e le 15, con l’accortezza di non unire i carboidrati alle proteine.

La cena deve essere composta da proteine e non deve contenere carboidrati.
Nella cena non bisogna mai eccedere con la quantità e non deve avvenire vicino al riposo notturno.
Inoltre, è buona norma non saltare mai i pasti.

I carboidrati devono essere assunti sempre nella prima parte della giornata, preferibilmente entro le ore 15, così come i cereali e i loro derivati quali il pane, i grissini, la pasta, il riso, la farina, i biscotti, i cracker, le fette biscottate, ecc.
Analogamente per le patate ed i legumi come i i fagioli, i ceci, ecc.
Niente pane a cena.
Tra i cibi a base di carboidrati, sono preferibili quelli integrali.
Le creme e i prodotti di pasticceria sono sicuramente da evitare.

La carne, il pesce, le uova e i latticini possono costituire il pasto serale.
Essi devono essere alternati e, in base al livello di colesterolo nel sangue, si devono preferire gli uni o gli altri. Se il livello di colesterolo è alto ci si orienta meno verso uova e latticini grassi, mentre se si ha tendenza alla gotta si eviterà la carne.

Il consumo di bevande alcooliche come vino e birra è preferibile alla sera, in quanto l’alcool facilita la digestione delle proteine.

Gli ortaggi, tranne i legumi e le verdure, devono essere presenti in entrambi i pasti principali.

La frutta fresca di stagione va mangiata entro le ore 17 e può integrare la prima colazione o il pranzo, ma deve essere evitata a cena.
La cosa migliore sarebbe utilizzare la frutta per lo spuntino di metà mattina e metà pomeriggio, preferendo comunque la frutta meno zuccherina alla frutta dolce quale l’ananas, i pompelmi, le fragole, le ciliegie, le angurie, le pesche, i meloni, ecc.
La frutta deve essere mangiata intera e non sotto forma di succhi o spremute.

Se non devono essere mangiati alcuni cibi, questi sono i principali da evitare:

  • lardo, strutto, pancetta, burro, mascarpone;
  • salumi in genere tranne prosciutto crudo magro e bresaola;
  • pesci grassi come anguilla, carpa, salmone;
  • latte e yogurt interi.

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