L’ora legale, anche detta ora estiva, è la convenzione di avanzare di un’ora le lancette degli orologi durante il periodo estivo, in modo da prolungare la luce solare nel pomeriggio e ridurla al primo mattino. La società moderna opera sulla base di “tempo standard” (ad esempio, il lavoro, la scuola, i trasporti …) piuttosto che l’”ora solare“, ma nelle regioni non-equatoriali il numero totale di ore di sole in un giorno varia molto durante l’anno.
Di solito le persone dormono dalle 23 alle 7, quindi, con il tempo solare perderebbero parte delle ore di luce, mentre se le ore sono spostate alla sera con l’ora legale possono essere utilizzate maggiormente.
Nei paesi dell’Unione Europea l’ora legale inizia l’ultima domenica di marzo e termina l’ultima domenica di ottobre. Alle stesse convenzioni si attiene la Svizzera, pur non facendo parte dell’unione.
La storia
L’idea dell’ora legale è nata da Benjamin Franklin l’inventore del vecchio proverbio inglese, “andare a letto, e alzarsi presto, fanno l’uomo sano, ricco e saggio”. Con questa soluzione si poteva risparmiare carbone, al tempo usato sia per alimentare le stufe che i macchinari a vapore delle industrie. L’ora legale moderna è stata proposta per la prima volta in Nuova Zelanda dall’entomologo George Vernon Hudson, i cui turni di lavoro gli avevano permesso di usare il tempo libero per raccogliere insetti, ottenendo i suoi risultati dopo le ore diurne. Durante la prima guerra mondiale quasi tutti i paesi coinvolti adottarono questa modalità per via dei tagli richiesti: si poteva avere più carbone senza gravare ulteriormente sulla vita dei cittadini. La Russia e gli Stati Uniti adottarono l’ora legale poco dopo.
In Italia l’ora legale è stata adottata per la prima volta nel 1916 fino al 1920. Da allora fu abolita e ripristinata diverse volte tra il 1940 e il 1948. Tuttavia, dal 1966 (in periodo di crisi energetica) è stata utilizzata con continuità, pur con modalità varianti negli anni: dal 1966 al 1980 venne stabilito che l’ora legale dovesse rimanere in vigore dalla fine di maggio alla fine di settembre; dal 1981 al 1995, invece, si stabilì di estenderla dall’ultima domenica di marzo all’ultima di settembre. Il regime definitivo è entrato in vigore nel 1996, quando si stabilì di prolungarne ulteriormente la durata dall’ultima domenica di marzo all’ultima di ottobre
L’ora legale ha suscitato polemiche sin dal principio. Winston Churchill sosteneva che sarebbero aumentate “le opportunità per il perseguimento della salute e della felicità di milioni di persone che vivono in questo paese”, ma gli esperti hanno sempre dubitato che potesse realmente aumentare le ore di luce. Storicamente, la vendita al dettaglio, lo sport e gli interessi legati al turismo hanno favorito l’ora legale, mentre gli agricoltori e quanti interessati all’intrattenimento serale si sono sempre opposti, anche considerando che la sua adozione iniziale era stata dettata dalla crisi energetica e dalla guerra.
Chi l’adotta
L’ora legale è largamente usata, soprattutto nei paesi occidentali. Di seguito la mappa aggiornata all’inizio del 2012.
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Chi guadagna
La modifica degli orologi e delle regole relative all’ora legale ha un costo economico diretto, che comporta lavoro extra per sostenere riunioni a distanza, adattamento di applicazioni informatiche ecc. Ad esempio, nel 2007 il cambiamento delle regole dell’orario nel Nord America è costato una cifra stimata tra i 500 milioni ed 1 miliardo. Inoltre vi è chi sostiene che i cambiamenti di orario sono correlati alla riduzione dell’efficienza, e che nel 2000 l’ora legale ha influito per circa un giorno di perdita alla borsa valori degli Stati Uniti, pari a circa $ 31 miliardi di dollari (il valore stimato dipende dalla metodologia e questi risultati sono stati spesso oggetto di discussioni e contestazioni).
Nella tabella seguente vediamo chi guadagna e chi perde
Nel 1907 in Inghilterra, tra i senatori favorevoli alla proposta di introduzione dell’ora legale c’erano Balfour, Churchill, Lloyd George, MacDonald, Edoardo VII, l’amministratore delegato di Harrods, e il direttore della Banca nazionale, tuttavia l’opposizione era più forte: il primo ministro Asquith, Christie (l’Astronomo Reale), George Darwin, Napier Shaw (direttore dell’Ufficio Meteorologico), molte organizzazioni agricole e proprietari di teatro. È abbastanza evidente che le aree industriali siano sempre state maggiormente interessate all’applicazione dell’ora legale e che, per contro, le aree rurali siano state contrarie (nel 1992 fu votato un referendum nel Queensland, Australia con le aree rurali fortemente all’opposizione e quelle metropolitane a favore). Il fatto che una parte specifica della comunità sia orientata all’utilizzo del ora legale unito al risparmio pari solo a 2/3 millesimi dei consumi annui fanno pensare che vi siano degli interessi diversi.
Conclusioni
Soprattutto d’estate, 60 minuti in più di illuminazione accompagnati dal caldo spingono tutti a utilizzare di più l’auto (con relativo consumo di carburante), a usufruire di apparecchiature elettroniche di vario tipo (come il condizionatore) e a frequentare, in maggior quantità, attività ludiche serali: d’intrattenimento, di svago e di spettacolo. Anche se non si sta a casa con la luce accesa vi è comunque un dispendio di denaro in molte altre cose.
Secondo Sostenibile i vantaggi dell’ora legale restano modesti, infatti 645 milioni di kilowattora sono solo lo 0,2% del consumo italiano, mentre negli ultimi 10 anni i consumi di elettricità in Italia sono cresciuti annualmente, in media, del 2,3% portando il nostro fabbisogno energetico attorno ai 340 miliardi di kilowattora l’anno. Durante le giornate estive, il ricorso all’illuminazione sarebbe più ridotto anche senza l’ora legale, ma è difficile stimare quanto l’ora legale incrementi tale risparmio.
Nel 1999 la Commissione europea aveva commissionato uno studio per valutare l’impatto dell’ora legale sui consumi energetici. Risultato: risparmio dello 0,3% medio in termini di minor illuminazione, ma crescita del traffico automobilistico durante le ore serali e dell’uso del riscaldamento artificiale nelle ore mattutine.
Nessun calcolo esiste invece sui costi del cambiamento d’orario, sia in termini di tempo richiesto per adattare orologi ed apparecchiature, sia in termini di consumi energetici necessari per effettuare tali adattamenti.
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